| è una cavolata però e carina...
«Esco!» dissi uscendo di casa.
«Dove va...» Non riuscii a sentire la domanda di mia mamma. Non mi importava. Sarei tornata nel giro di un’oretta.
Quella mattina era uscito il sole dopo quasi tre settimane di pioggia. Ormai era tutto asciutto. Decisi di seguire le strade solitarie e assolate così da poter catturare ogni singolo, caldo, timido raggio di sole.
Non fu difficile trovare strade vuote. Milano era praticamente vuota.
Svolta in una viuzza e non mi accorsi che stavo per ansare addosso a un ragazzino.
«Scusa» dissi distratta.
Arrivai sana e salva al parco. Tutto era verde e rigoglioso. Era il momento. Accesi l’iPod, infilai le cuffie, schiacciai play e una melodia cominciò a scandire il tempo dei miei passi.
“There’s too much green to feel blue” Il cantante intonò questa frase come sempre e, come sempre, mi fece ridere. Non una risatina. Una risata fragorosa. Potevo vedere l’imbarazzo sulla mia faccia quando mi accorsi che tutti mi stavano guardando.
Sentii subito caldo alle guance. “Devo ricordarmi che non sono in casa o da sola.”
Mentre la musica andava e accompagnava i miei pensieri, i miei occhi, organi separati dal resto del corpo, vedevano bambini, biciclette, genitori, amici, anziani, innamorati.
La gelosia o l’invidia non ricordo cominciò a farsi sentire. “Non pensarci Marina. Non pensarci.” Più ci provavo più mi dava fastidio.
Mi passarono davanti due ragazzi, le dita intrecciate come gli sguardi. A quell’immagine dell’amore semplice, dichiarato, non volgare mi sciolsi. Immaginai me stessa al posto di quella ragazza. Ecco di nuovo quello strano sentimento.
“I could write it better than you ever felt it.” Mi riconcentrai sui testi delle canzoni ”I love you in the same way” Sì, ti amo nello stesso modo, ma tu non lo sai non lo hai mai saputo e forse non lo saprai mai.
Una palla si avvicinò ai miei piedi risvegliandomi. Tolsi una cuffia e mi guardai in giro per cercare il proprietario.
Una ragazzo a torso nudo mi si avvicinò. «Scusa... Poteri riavere...?» Chiese gentile.
Non mi ero sera conto che ero bloccata a guardare i suoi addominali scolpiti.
«Oh sì. Scusa.» Cercai di sorridere, ma riuscii solo ad arrossire. Lui invece rideva. Aveva un viso bellissimo, abbronzato, regolare, il tutto circondato da una cascata di riccioli scuri.
«Bhè, ci si vede!» Disse andandosene.
«Ci si vede...» Mormorai io...
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